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7 July 2019 0 comments

L’abitato del Carmine ha la caratteristica dei quartieri sorti in età barocca, snodandosi in assi viari tra loro ortogonali. All’interno di queste vie sorgono diversi orticelli chiusi da case o da mura che formavano fino al ‘500 un unico giardino, appunto detto della Corte a causa della presenza delle abitazioni dei gran dignitari della corte arcivescovile di Monreale.

Nel XVI sec. il quartiere del Carmine comprendeva la contrada dell’Arancio, della Piazzetta, dell’Itria, dell’Orto Mangano, della Varanni (della Via Grande – Corso P. Novelli), dei Barattieri, dell’Ucciditore e del Gebbione. Il quartiere del Carmine era in posizione più fortunata degli altri, posti in posizione più elevata, ed inoltre era assai ricco di d’acqua e fontane pubbliche (rimane oggi la fontana del Carmine). Più tardi l’Arcivescovo Venero porterà qui altra acqua, proveniente dalle sorgenti da lui scoperte.

Nei primi decenni del ‘900 il convento, ormai proprietà dello Stato, è in rovina e quindi viene abbattuto definitivamente. Rimaneva in piedi solo la confraternita della Compagnia del Carmine, che fin dal 1913 ne era stata nominata custode.

Intorno all’anno 1930 quel che restava del giardino venne comprato dal sig. Sarrica Paolo, abitante di Monreale.

Il 15 gennaio 1888 il costruttore Ignazio Grado, con incarico del gennaio 1888 da parte del sindaco di Monreale Antonino Leto Saputo e della Commissione per l’espropriazione dell’Orto Veneziano (una parte del Giardino della Corte) e del giardino S. Castrense (altra parte del Giardino della Corte), assume l’incarico di redigere un piano di ampliamento dell’area del quartiere del Carmine, comprendente l’Orto Veneziano e il vicino giardino annesso all’ex Monastero di S. Castrenze. 

Da nord a sud inizia da corso Pietro Novelli e finisce nella parte bassa del quartiere Carmine. Oggi nel corso Novelli troviamo due degli ingressi dell’Orto Veneziano: una inferriata il cui ingresso reca soprastante la scritta O. V. (Orto Veneziano), l’altro ingresso è il Chiasso Cavallaro. Queste aperture furono concepite all’epoca proprio per dare uno sbocco fin dentro l’abitato, partendo dalla piazza della futura stazione tranviaria con il corso P. Novelli.